Siamo molto vicini a Stresa e ai luoghi in cui il maresciallo Gatti svolge le sue indagini. Oggi parliamo di una delle più sorprendenti vicende della Seconda Guerra Mondiale: la Repubblica partigiana dell’Ossola.

I PARTIGIANI

A seguito dell’armistizio, molti giovani italiani si rifiutarono di arruolarsi nelle file della neonata Repubblica di Salò, al cui comando restava un Mussolini “fantoccio” nelle mani di Hitler.

Questi ragazzi, per sfuggire alla leva obbligatoria ed evitare di essere arrestati per diserzione, preferirono far perdere le loro tracce, molti di loro, quindi, decisero di combattere contro l’idea di regime totalitario rappresentata dal Duce e dal Fuhrer. Nacquero così dei movimenti partigiani, che divennero sempre più organizzati e abili, che si nascondevano soprattutto sulle montagne e combattevano i tedeschi e i fascisti con l’ideale della libertà come guida.

Le storie partigiane sono innumerevoli e certamente eroiche, una tra la più note è quella che riguarda l’Ossola, una valle situata nel Nord Italia, all’epoca in provincia di Novara (ora sotto Verbania).

Tra i boschi e le montagne dell’Ossola presero corpo alcuni tra i gruppi partigiani più importanti ed organizzati che, combattendo contro i nemici su un suolo a loro molto più familiare, riuscirono a sbaragliare le truppe fasciste e naziste e a creare, seppur per poco tempo, una “zona libera” che, a posteriori, gli storici chiameranno “Repubblica dell’Ossola”.

LIBERAZIONE

Le giornate chiave per la liberazione della zona furono l’8 e il 9 settembre 1944, durante le quali le divisioni partigiane “Valtoce”, di cui faceva parte Edmondo Rossi, detto “il Mondo”, “Piave” e, la più numerosa  “Valdossola”, guidata da Dionigi Superti, attaccarono e sconfissero le truppe fasciste.

Dionigi Superti

Durante la notte si tennero degli incontri tra i vertici fascisti e nazisti e quelli partigiani, saggiamente moderati dal parroco di Masera, Severino Baldoni, e da quello di Domodossola, Luigi Pellanda, che riuscirono a guidare i due schieramenti verso una risoluzione veloce delle trattative.

Le truppe dell’Asse furono costrette a lasciare l’Ossola e solo i tedeschi poterono tenersi le armi personali prodotte in Germania. Le condizioni poste dai partigiani furono accettate frettolosamente a causa dell’imminente arrivo di altre divisioni partigiane dette “garibaldine”, molto più radicali di quelle presenti e che avrebbero portato richieste più dure.

Il 9 settembre 1944 nasceva, con un manifesto di Dionigi Superti, la “zona libera”.  Vennero ristabilite le libertà che erano state vietate durante il regime fascista e cominciarono a serpeggiare i nomi per la formazione di una Giunta Provvisoria di Governo.

Un altro manifesto, il 12 settembre, annunciò i nomi degli uomini che si posero a guida dell’esperimento di autogoverno civile, capeggiato da Ettore Tibaldi.

Ettore Tibaldi

La Repubblica dell’Ossola fu osteggiata dal Duce attraverso il taglio dei rifornimenti che, però, arrivarono dalla vicina Svizzera, anche se, purtroppo, non del tutto sufficienti al sostentamento dell’intero numero di abitanti della zona liberata.

Il cippo a Ornavasso che segna uno dei confini della repubblica

CADUTA

L’esperimento durò circa quaranta giorni, fino al 23 ottobre 1944. Per sconfiggere la resistenza ossolana 5000 uomini appartenenti alle truppe dell’Asse diedero vita all’operazione “Avanti”, la quale, partita il 9 ottobre, rese subito evidente la superiorità di uomini e mezzi dell’attaccante.

Le forze partigiane dovettero ripiegare e molti combattenti e cittadini furono costretti ad espatriare in Svizzera per sfuggire alle offensive dei nemici. Circa un terzo della popolazione ossolana approdò in territorio elvetico, dove trovò rifugio.

RICONOSCIMENTI

Nel 1945 venne concessa alla Valle dell’Ossola ed assegnata al Gonfalone della città di Domodossola, una Medaglia d’Oro al Valor Militare con la seguente motivazione: “Mentre più spietata infieriva l’oppressione germanica e fascista, con il valore e con il cruento sacrificio delle formazione Partigiane e con l’entusiastico concorso delle popolazioni, insorgeva animosamente. Liberato il primo lembo di territorio alle frontiere, costituitasi un libero reggimento di popolo, l’uno e l’altro difendeva contro il nemico inferocito e preponderante per numero e per mezzi. Ravvivava così negli italiani la fede nell’avvento della democrazia e  additava la via alla insurrezione nazionale liberatrice”

BANDIERA

Secondo Giorgio Bocca, giornalista italiano,  la bandiera della repubblica sarebbe stata un tricolore rosso, verde e blu, in omaggio a tutte le formazioni militari partigiane che avevano partecipato alla liberazione e alla difesa del territorio libero dell’Ossola. Ogni gruppo partigiano aveva poi le sue insegne. Verde quella di “Giustizia e libertà”, rossa quella delle formazioni garibaldine, azzurra quella dei monarchici.